Site icon Konzepthaus Laboratorium

Low Cost Design

Vernissage: 6. maggio 2022
Esposizione: 6.5.22 – 11.6.22

Video del vernissage

Concept House Laboratorium mostra una selezione di immagini da Low Cost Design.
Al vernissage parteciperà l’artista Daniele Pario Perra.

Nella stessa serata Andrea Bartoli presenta il Farm Cultural Park, Favara in Sicilia.
www.farmculturalpark.com

Moderazione e traduzione Sophie Mauch, fondatrice di Praesent – cultura, comunicazione e lingua >> www.praesent.studio

>> shop

LOW COST DESIGN è un dizionario visuale che lega la cultura del design alla vita quotidiana, alla progettazione
diffusa e alla creatività spontanea. Troviamo esempi di
persone che costruiscono maniglie apri-porta per il loro
cane, altri che inventano dissuasori psicologici antiparcheggio,
persone che modificano la maschera da sub per
il taglio delle cipolle e mogli che cuciono palline di gomma
sui pigiami dei mariti per non farli russare, insieme
a chi inventa caffettiere solari o radiografie per aprire
la porta di casa…

Low Cost Design è un database, un laboratorio di
formazione permanente, un live show sulla sostenibilità,
due pubblicazioni edite da Silvana Editoriale
con più di 800 illustrazioni, un modello di
teaching per le facoltà di Architettura e Design,
e una grande mostra itinerante con più di cinquecento
oggetti reinventati dalle persone raccolti
in tutto il mondo.

La creatività è un’attitudine spontanea delle persone
in grado di cambiare sia le cose di tutti i giorni che
lo sviluppo economico del proprio universo.

INDICE

1 – INTRO-BLOG

2 – INDAGINE / METODO

3 – SOCIOLOGIA URBANA E ALTRE STORIE

4 – CREATIVITA’ SPONTANEA

5 – DESIGN / ESTETICHE

6 – ECOLOGIA

7 – RICERCA / APPLICAZIONI

8 – LOW COST DESIGN

1 Intro-Blog

Low Cost Design è una ricerca sull’essenza della creatività spontanea. È un progetto che nasce da una considerazione molto semplice: siamo circondati da migliaia di oggetti e strutture che non seguono le regole della progettazione convenzionale, questi non sono solamente prodotti dell’ingegno ma indicatori culturali della progettualità collettiva.

Low Cost Design  è un database delle “arti applicate” il quale copre uno spettro di analisi che va dalla progettazione alla sociologia del territorio e di conseguenza alla storia. Una banca dati costituita prevalentemente da immagini senza alcuna descrizione testuale, come in un grande dizionario visuale della creatività: più di 7000 immagini relative al cambio d’uso degli oggetti e del territorio attraverso l’azione dei suoi abitanti

La sezione degli oggetti è divisa in 5 livelli, o gradi di trasformazione: intendendo il livello massimo come la più ampia capacità intuitiva nel coniugare funzioni risolutive e alti criteri di utilità, semplicità d’uso e replicabilità assoluta. Un’altra sezione è dedicata alle azioni sul territorio, divisa a sua volta in 6 categorie, o analisi comportamentali: pianificazione territoriale privata, commercio creativo, interazioni tra pianificazione pubblica e progettazione privata, soluzione personalizzata alla carenza di servizi pubblici, comunicazione sociale e commerciale, sicurezza personale e controllo del territorio

Un’altra sezione è dedicata alle azioni sul territorio, a loro volta suddivise in 6 categorie o analisi comportamentali: pianificazione del territorio privato, commercio creativo, interazioni tra pianificazione pubblica e progettazione privata, soluzioni personalizzate alle carenze dei servizi pubblici, comunicazioni sociali e commerciali, sicurezza personale e controllo del territorio.

2 Indagine / metodo

DPP: Ho avviato Low Cost Design  nel 2001 iniziando, quasi inconsapevolmente, a fotografare oggetti e azioni con l’obiettivo di indagare la creatività spontanea e le sue applicazioni. Oggi è un archivio di migliaia di fotografie, scattate muovendomi tra il nord Europa e il sud del Mediterraneo, quasi senza sosta.

L’immagine non mette in evidenza esclusivamente gli oggetti o le azioni, ma le inserisce nel contesto sociologico e culturale in cui questi si sviluppano. L’obiettivo è dimostrare sia l’evoluzione progettuale sia la contaminazione culturale.

L’insieme di questi valori genera una straordinaria capacità pratica di adattamento alle esperienze, in grado di risolvere le necessità del quotidiano, con l’abilità paragonabile a quella di un bambino e la progettualità di un ingegnere. Sono gesti carichi di una grande abilità visionaria applicata alla sperimentazione pratica. Se associamo queste osservazioni alla storia e alla vita degli abitanti di un territorio, possiamo sviluppare un’infinità di connessioni, a partire dalla sociologia fino al design, dall’arte all’architettura, dall’urbanistica fino all’etnografia contemporanea

DPP: Quando si parla di riciclaggio il tema diventa riduttivo perché si affronta solo la trasformazione e il cambio d’uso dettato dalle regole della necessità, io preferisco parlare di metamorfosi in senso quasi naturalistico, perché non cambia solo l’oggetto, ma la somma delle idee, innovazioni, conoscenze e pensieri che lo compongono nella sua totalità, cambia la sua natura. Per questo è importante analizzarlo a più mani, occhi e saperi distinti.

EG: In Low Cost Design c’è qualcosa di più profondo rispetto l’idea di riciclaggio come pratica di trasformazione del superfluo. Il riciclo inteso come seconda vita di un oggetto, o anche, come in molte pratiche culinarie, l’utilizzo delle rimanenze in cucina (come per esempio l’uso del pane vecchio per i canederli, e centinaia di soluzioni di questo tipo praticate in tutte le regioni del mondo). Oggi, anche in relazione alla crisi ecologica che stiamo attraversando, vediamo l’emergere di molte pratiche intese come riuso degli scarti, come chiara manifestazione della necessità di non produrre rifiuti che non riusciremo mai a smaltire se non a costo di maggiore inquinamento.

DPP: Nell’atto del vedere, del cercare, sia rappresenta la facoltà di non accettare nessuna cosa come definitiva, alla ricerca di una stratificazione continua di usi e possibilità. Il metodo in cui è stata condotta la ricerca affronta implicitamente il tema della visione, della capacità di osservazione e di come indaghiamo il territorio durante il nostro passaggio.

3 SOCIOLOGIA URBANA E ALTRE STORIERE

DPP: Sono sempre stato affascinato dalle indagini comportamentali e sociologiche dei luoghi. In particolare dalle relazioni interne alle strutture sociali e ai processi di comunione o di segregazione tra le persone, o tra gli stessi gruppi all’interno di un contesto sociale più ampio. In qualche modo ho sempre inteso questo progetto in termini sociologici, per un’ispirazione metodologica alla ricerca sul campo e alla fascinazione per lo studio dei comportamenti individuali e collettivi in relazione all’uso dello spazio.

La creatività spontanea, se così la possiamo definire, può essere studiata come fenomeno sociale perché è libera da condizionamenti esterni, non è generata da applicazioni sul mercato o da un particolare percorso di conoscenze tecniche. Per questo possiamo riconoscere l’oggetto re-inventato o l’azione innovativa sul territorio come proiezioni dello status del suo inventore, della sua cultura e in qualche modo della sua valutazione sul contesto circostante.

EG: Sottratto alla competenza della gente di mestiere, il design può diventare storia di umanità. Possiamo leggere ogni oggetto come la cristallizzazione di complesse relazioni sociali. È come se il DNA della creatività spontanea risiedesse nella capacità di sintetizzare in un gesto semplice, a volte immediato, una necessità profonda, a volta ancestrale, ma mai realmente soddisfatta. Mostra come le nostre città siano sempre progettate a senso unico, come una sorta d’imposizione ai cittadini. I gesti che hai documentato sono delle azioni anarchiche liberatorie, mostrano la fantasia fiorire nelle pieghe della città, prendere possesso degli spazi interstiziali, sovvertire l’ordine prestabilito

Si riscontrano le stesse similarità in termini di usi creativi degli spazi: tanto più un uso semplice risolve necessità complesse, tanto più sarà diffuso a macchia d’olio per soddisfare simili esigenze. Possiamo incontrare le stesse funanboliche coreografie espositive dei venditori ambulanti in mezzo mondo, possiamo scoprire orti pubblici urbani strutturalmente identici in città lontane, possiamo ritrovare in luoghi diversi abitazioni trasformate in negozi che usano le finestre come vetrina e specchi retrovisori di autobus attaccati fuori dai portoni delle case per il controllo degli accessi.

Come molte pratiche, proprie dell’evoluzione umana, la “memoria segnica” o sensoriale non può esistere senza essere trasferita. Essa affronta un percorso costellato di ostacoli per portare fino a noi il suo codice genetico, superando le difficoltà della tramandazione tra persone, popoli, generazioni e culture anche molto diverse tra loro.

4 CREATIVITÀ SPONTANEA

DPP: Dal punto di vista commerciale e amministrativo, la creatività si quantifica di solito in relazione a un territorio e in base alla quantità di brevetti presenti. Diversamente la creatività spontanea è il moto di idee che è alla base della progettazione a fini non commerciali, sempre legata al territorio. Ma se gli strumenti per misurare la creatività aziendale sono riduttivi, quelli per identificare la creatività spontanea sono esigui.

In Low Cost Design  troviamo decine di esempi di oggetti e comportamenti quasi identici tra loro, ma riscontrati in luoghi a volte distantissimi. Il primo tra questi è ritratto nella copertina del libro: il caffè preparato sul ferro da stiro fotografato nel sud dell’Italia e il caffè sul ferro da stiro fotografato nel sud della Grecia. Entrambe usano la stessa fonte di calore in mancanza del gas, ma si differenziano culturalmente: in Italia l’uso della moca si distingue dall’uso dell’ibrik per il caffè turco. Una differenza che arricchisce la connotazione geografico-culturale, senza mettere in discussione l’uso della stessa pratica a centinaia di chilometri di distanza.

EG: Nella tua ricerca c’è un continuo ritorno di soluzioni, rimandi poetici, consuetudini arrangiate in maniera sorprendente, in zone distanti tra loro. Fa pensare a un inesorabile ripetersi di condizioni simili, ma anche di ispirazioni comuni, di suggestioni e desideri finalmente soddisfatti dalla necessità e forse anche dal piacere dell’inventiva e della costruzione manuale. Vedere questo atlante di soluzioni tutte assieme fa da un lato emergere le esigenze primarie che questi oggetti e queste azioni ricoprono: mostrano una carenza, una necessità. Ma dall’altro evidenziano l’emergere di una straordinaria capacità nell’individuare funzioni alternative, di sviscerare usi nascosti e in fondo di comprendere la vera anima degli oggetti, al di là dall’uso più convenzionale promosso dai produttori e dalle convenzioni. Spesso viene da chiedersi se ci sia un reale fenomeno di emulazione e di diffusione di certe pratiche, o se semplicemente alcuni fenomeni si ripresentino ispirando soluzioni simili a persone e contesti diversi.

C’è un esperimento leggendario avvenuto a Koshima, in Giappone, sul finire degli anni cinquanta che mi ha sempre affascinato per la sua forza espressiva. Alcuni ricercatori stavano studiando la trasmissione di comportamenti tra gli animali e in modo specifico tra le scimmie residenti nell’isola di Tokunoshima. Fu insegnato ad alcune scimmie a cibarsi di patate dolci non autoctone. Una giovane femmina iniziò a lavare i tuberi per ripulirli dalla sabbia, dimostrando un passo successivo rispetto quanto le era stato insegnato e in qualche modo avanzamento comportamentale. Col passare dei mesi tutte le scimmie dell’isola impararono il nuovo comportamento. Di lì a pochi mesi avvenne un fatto straordinario: in altre isole e sulla terraferma le scimmie iniziarono a lavare i tuberi alla stessa maniera, senza essersi scambiate “fisicamente” queste informazioni tra loro.

Secondo il teorema di John Stewart Bell, anche un solo individuo in più – raggiunto un dato numero critico – il quale si associ in sincronia all’idea collettiva, contribuisce a generare un flusso di energia così potente da rendere quella stessa idea consapevole a ogni membro della stessa specie. Di qui il Teorema di Bell in meccanica quantistica che vuole dimostrare una comunicazione istantanea tra le singole particelle a velocità superliminare.

Questa riflessione ci svela come, esclusi i limiti della geografia politica, escluse le migrazioni di idee di natura aziendale, potrebbe esistere un’altra migrazione spontanea delle intuizioni, magari più connessa al Teorema di Bell. Per questo, anche in territori lontani tra loro, ma in presenza delle stesse necessità, condizioni culturali e ambientali, le modalità progettuali possono coincidere anche senza contatti fisici diretti tra i loro inventori. È una conferma della necessità di indagine per aree creativo-culturali, quindi con le stesse tipicità ambientali, e non per aree creativo-geografiche delimitate dai confini politici. Da qui la necessità di una maggiore flessibilità anche nei criteri di ricerca. Nell’antichità i Greci definivano la creatività come una “capacità poetica”, mentre oggi la consideriamo come un aspetto pratico: il punto di unione tra idee e conoscenze tecnologiche, oppure come una forma pedagogica. La relazione tra “capacità poetica” e “capacità tecnologica” invece può guidarci verso metodi di ricerca più aperti e farci cogliere un’idea di sviluppo come concetto ampio, senza una ristretta definizione di limiti.

5 DESIGN / ESTETICHE

EG: Low Cost Design  mette in risalto l’inventiva del dilettantismo rispetto al tecnicismo produttivo del design contemporaneo. La possibilità di formare il nostro contesto, di plasmarlo secondo le nostre esigenze e di costruire una dimensione abitabile, diventa un gesto di autodeterminazione, e ricontestualizza l’oggetto in una dimensione di funzionalità e di immaginazione di possibili usi non previsti dal mercato, dalle istituzioni, dalla pianificazione.

Il dilettantismo è percepito in una prospettiva di libertà creativa, indipendente dai vincoli della commerciabilità e dalle dottrine estetiche della disciplina. L’oggetto acquista delle esigenze estetiche alternative, non necessariamente legate alle scelte dell’ufficio marketing e forse definisce una dimensione di reale sperimentalismo per il design.

DPP: In relazione al design industriale, Low Cost Design  ha due obiettivi: la valorizzazione di nuovi canoni estetici e la crescita di progettualità da un punto di vista sia tecnico sia culturale. Il primo punto ci impone una ridefinizione dei canoni estetici, nel tentativo di valorizzare l’estetica del processo e non esclusivamente il suo risultato formale. Questo è un passaggio fondamentale da compiere se si vuole andare oltre l’estrema formalizzazione del design che stiamo vivendo oggi.

Lo stesso principio si applica anche per gli usi creativi degli spazi: progettare il territorio osservandone la trasformazione vuol dire riflettere le sue costanti capacità evolutive. Il territorio, come l’oggetto, è costantemente modificato dai comportamenti relazionali e culturali della collettività dei residenti. La somma di queste relazioni è tanto più sostanziale quanto più l’oggetto o l’azione che ne derivano sono semplici.

6 ECOLOGIA

EG: Un altro aspetto che emerge chiaramente dalla tua ricerca, è un atteggiamento ecologico di fondo. Dai dati del “Living Planet Report” del 2008, la nostra ecological footprint attualmente eccede del 40% il livello di sostenibilità del pianeta. Il riutilizzo degli oggetti e un uso più specifico delle risorse può mostrare una chiara direzione per cambiare tendenza.

Le soluzioni presentate non nascono necessariamente da un impulso ecologico, ma rappresentano molto bene il principio secondo il quale un uso estensivo e specifico degli oggetti e dei nostri spazi quotidiani, semplicemente applicando un po’ di buon senso, può fare una differenza radicale in termini di ecologia urbana. Le pratiche di agricoltura urbana, di sfruttamento intensivo delle risorse e di riutilizzo creativo degli oggetti nel quotidiano, sono tutti ottimi esempi di diminuzione degli sprechi. Inoltre ogni oggetto riutilizzato rappresenta in qualche modo una denuncia contro una forma di consumismo insostenibile per il nostro pianeta. Una sorta di manifesto per una nuova ecologia urbana, generato dal semplice utilizzo estensivo delle risorse già esistenti.

DPP: Oggi siamo costretti a ridurre lo sfruttamento delle risorse. L’uso eccessivo di petrolio e cemento che si è fatto nell’ultimo secolo per consentirci lo stile di vita attuale – anche a causa di una forte speculazione edilizia e industriale -, ha impoverito e devastato il pianeta. L’era dei carburanti fossili volge al termine portandosi dietro, forse in una caduta disastrosa, l’ideologia stessa dello sfruttamento massimo di un’unica risorsa senza una reale diversificazione. Low Cost Design  nasce da una prerogativa esattamente contraria: promuove l’uso di risorse locali, creatività comprese, e di una diversificazione delle stesse a seconda la specificità del luogo.

I lavori documentati in Low Cost Design  invece sono profondamente ecologisti, perché non separano né l’oggetto né il territorio dalla relazione con il contesto in maniera più ampia e includono implicazioni in campi del sapere del tutto diversi. Favorire la progettazione ricercando una vita oltre la morte degli oggetti – sia fisica, intesa come perdita delle funzioni, sia culturale, intesa come perdita di status -, sono tra gli obiettivi principali del progetto.

Una idea di estrema semplicità come, ad esempio, le palline di cibo per i volatili da appendere agli alberi prodotte in Olanda ha innumerevoli connotazioni. È un modo per riciclare il pane raffermo, avvicinare i bambini alla cura degli animali, è un oggetto piacevole esteticamente e costa pochissimo. Inoltre, nella semplicità dell’oggetto non mancano considerazioni più complesse, come la selezione dei volatili, per evitare di attirare gabbiani e piccioni. Lo stesso oggetto è diffuso, prodotto in maniera spontanea, in tutto il Mediterraneo.

La trasformazione spontanea di un oggetto o del territorio è già di per se un gesto politico di ribellione, (sia in positivo che in negativo) una sorta d’implicito attivismo culturale anche di natura ecologista. In certe culture esasperatamente consumistiche e in un’epoca in cui pochi sanno usare un cacciavite e acquistano quotidianamente cibi precotti, anche solo il rilancio del saper fare è già un gesto politico ed ecologista che riporta a saperi già acquisiti nel tempo.

7 RICERCA / APPLICAZIONI

DPP: L’analisi delle necessità all’origine di questi interventi e le intuizioni documentate dalle migliaia di immagini di Low Cost Design  sono una grande risorsa. Il mondo della progettazione “formale” ha spesso tratto ispirazione da questi esempi. Le fonti della creatività passano normalmente dalla strada alle scrivanie della progettazione per poi ritornare alla società in forma di prodotti o miglioramento di servizi.

Uno degli esempi più interessanti è il sistema anti-parcheggio fatto con il birillo di gomma per i lavori in corso. Gli automobilisti indisciplinati che posteggiano negli stalli riservati, sono anche disposti a tollerare la contravvenzione ma non di certo un oggetto pendente dall’alto che gli si appoggia sul vetro o sulla carrozzeria della macchina. Un mix di psicologia, logica e pratica oggettuale che oltre ad agire senza produrre alcun danno, poiché in gomma, consente di risparmiare sulla polizza assicurativa del parcheggio condominiale, perché non vi sono strutture dal basso che possano intralciare i pedoni.

DPP: Il passaggio di saperi e pratiche, insieme alla valorizzazione culturale delle tradizioni produttive, sono uno degli obiettivi principali. Oltre al carattere documentativo della ricerca, conduco regolarmente diversi corsi universitari, finora soprattutto in Olanda, Italia e Germania, con tre titoli differenti ma complementari: Design on the Cheap, Fantasy Saves the Planning

Il primo corso offre agli studenti gli strumenti per un’analisi attenta della creatività del proprio territorio, con il fine di concentrarsi su applicativi pensati ad hoc, e aiutarli a scegliere tra diversi “modelli” a disposizione coinvolgendoli dalla teoria alla pratica. Fantasy Saves the Planning, il secondo modulo, è un progetto iniziato assieme ad Alexander Vollebregt e a Francesca Recchia all’interno del corso di Urbanistica della Technical University di Delft, in Olanda. Attraverso un workshop intensivo abbiamo chiesto agli studenti di costruire (e abitare) un insediamento temporaneo fatto di singole unità abitative e di spazi collettivi. Una città fantastica interamente edificata con materiali riciclati recuperati in città e con una spesa massima di 10€ al giorno, spese alimentari incluse, corrispondenti all’incasso minimo raccolto in elemosina dai senza fissa dimora in Europa.

DPP: Trovo sia interessante espandere il progetto verso un pubblico più ampio, senza limitarlo esclusivamente all’orientamento specialistico o alla produzione, ma mantenere più livelli di lettura e di coinvolgimento possibili. L’obiettivo è quello di operare sulla produttività del territorio in modo più coinvolgente e performativo, attraverso la partecipazione degli abitanti, delle istituzioni e delle imprese. Design a Costo zero affronta questi temi in un ciclo di serate aperte a tutti. È un format molto semplice in cui la memoria storica e tecnologica del territorio, la progettazione sensibile e l’ecologia fanno da sfondo a un momento di riflessione collettiva, anche ludica, sull’identità culturale e produttiva del luogo. Grazie a inserzioni pubblicitarie ricerchiamo persone che creino nuovi oggetti e strutture, oppure che modifichino l’uso di quelle già esistenti. Le applicazioni più utili al miglioramento delle condizioni di vita, sia privata sia collettiva, saranno alla base della discussione pubblica, con proiezioni e dibattiti. Ne discutono, moderati da un conduttore, i protagonisti del gesto creativo, professionisti della progettazione, sociologi, imprenditori e rappresentanti delle istituzioni, per capire insieme e favorire le ispirazioni che la creatività locale può dare al proprio sistema culturale e produttivo.

L’identità culturale è un elemento fondamentale per lo sviluppo del territorio. Da qui l’esigenza di un incontro pubblico, che favorisca la partecipazione paritaria di tutti i livelli sociali rappresentabili, all’interno di un evento alla portata di tutti, come un format televisivo.

I “creativi spontanei” sono i protagonisti e le loro idee vengono premiate, discusse, valorizzate, in un momento di condivisione del patrimonio locale, tra tangibile e intangibile, in chiave positiva e propositiva. Alcuni potrebbero avere in mano le intuizioni per uno sviluppo alternativo del proprio territorio, sia in termini sociali, culturali e produttivi. In fondo le idee sono semilavorati dell’immaginazione che si realizzano in presenza di diversi agenti e condizioni favorevoli, come quelle che vogliamo stimolare. La coesione sociale implica processi identitari e assunzione di responsabilità. Anche per questo abbiamo iniziato le ricerche per una versione itinerante del format, lungo tutto il bacino mediterraneo, che sperimenteremo nei prossimi anni.

8 LOW COST DESIGN (sul dilettantismo e flessibilità)

Certamente troveremo sempre più oggetti influenzati dalla creatività popolare e, mi auguro, sempre più esempi di piani urbani influenzati dagli stessi abitanti. La via naturale è il ritorno alla centralità della vita quotidiana in tutti i processi. Spesso i contesti più caotici e popolosi delle nostre città sono i più vivi e flessibili perché in questi luoghi si esalta naturalmente il ruolo dell’immaginario. Paradossalmente parliamo della stessa flessibilità che Charles Darwin sosteneva essere alla base della teoria sull’evoluzione, chi meglio si adatta più è teso a migliorare le proprie condizioni di vita, aumentando la capacità di resistenza agli eventi e, soprattutto, tendendo a non estinguersi ma ad evolversi. Per rientrare alla nostra progettazione sensibile, qualcuno diceva che il design riuscito non è quello prodotto ma quello usato. La mia speranza è che questa ricerca ispiri la produzione di oggetti o azioni che porteranno la progettazione e il design in tutti i negozi di ferramenta piuttosto che in edizione limitata in qualche negozio di Design.

Daniele Pario Perra

Daniele Pario Perra è un artista relazionale, ricercatore e designer impegnato in attività espositive, progetti di ricerca e insegnamento. Il suo lavoro si sviluppa in ambiti disciplinari diversi: arte, design, sociologia, antropologia, architettura e geopolitica.

Si occupa da diversi anni di creatività spontanea, tendenze culturali e modelli di sviluppo urbano, in una costante relazione tra cultura materiale e patrimonio simbolico.

Nel 2001 ha iniziato il database Low Cost Design che contiene oltre 7000 scatti fotografici sulle trasformazioni degli oggetti e dello spazio pubblico in Europa e nell’area del Mediterraneo, pubblicato in due volumi bilingue da Silvana Editoriale. Low Cost Design è anche una mostra itinerante con più di 500 oggetti reinventati dalle persone e raccolti in tutto il mondo a partire dalla stessa data.

Daniele Pario Perra ha studiato le rappresentazioni e i rituali del commercio ambulante in Sicilia all’interno del progetto “Economic Borders”. Ha indagato la comunicazione spontanea in diverse città europee con il format “Fresco Removals”, insegnando agli abitanti, in vere e proprie azioni urbane, come rimuovere e conservare scritte sui muri e graffiti ritenuti esemplari prima della loro cancellazione.

Nel 2005 ha pubblicato Politics Poiesis, la sua prima monografia che raccoglie una lunga serie di riflessioni, stimoli e progetti dedicati all’arte contemporanea nel contesto urbano.

Daniele Pario Perra ha insegnato alla Facoltà di Architettura dell’Università La Sapienza di Roma, alla Delft University of Technology, al Politecnico di Milano e alla Denver University in Colorado.

 I suoi workshop – Fantasy Saves the Planning, Art Shakes the Politics, Anarchetiquette/ Fresco Urban Removals, Design on the Cheap e Politics Poiesis – vengono continuamente proposti nelle principali città europee. Tra il 2000 e il 2010 ha esposto opere, ideato azioni urbane e coordinato progetti tra Roma, Milano, Torino, Sarajevo, Barcellona, Chicago, Rotterdam, Berlino, New York, Berna, Parigi, Thun, Marsiglia, Buenos Aires, Santiago, Lubiana, Denver, Belgrado, Budapest e Londra.

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